martedì 12 giugno 2012

Figlio della Luna

Figlio della Luna

C’era una volta una ragazza che si era innamorata pazzamente di un ragazzo gitano, ma lui non la voleva.
Andò dalla Luna e le chiese: “Fa che lui si innamori di me e il primo figlio che avrò te lo donerò”.
Dopo questa richiesta la Luna prese la bacchetta magica ed esaudì il desiderio della ragazza e il gitano si innamorò di lei. Ma da questa unione non nacquero bambini.
La Luna, ricordandosi della promessa, decise di fare in modo che la ragazza potesse rimanere incinta.
Lasciò cadere in una fontana zampillante un anello magico, la ragazza quando si avvicinò per bere, lo trovò, lo mise al dito e poco dopo rimase incinta di due gemelli: un maschio e una femmina.
Quando nacquero i bambini la ragazza donò la femmina al Sole e il maschio alla Luna.
La ex fidanzata del gitano, rimasta abbandonata, invidiosa e piena di odio, a questa notizia per vendicarsi, mandò un drago a rapire i bambini.
I due genitori, disperati, chiesero consiglio al vecchio saggio della montagna che ordì un piano per liberare i piccoli.
Innanzitutto interpellò la Luna per avere la protezione necessaria. Poi chiamò a raccolta gli abitanti del villaggio e li istruì sul da farsi.
Con il favore della Luna piena partirono tutti alla volta del nascondiglio del drago e lo trovarono addormentato. Con le spade lo trafissero nei suoi punti vitali e lo uccisero, portando in salvo i due gemelli che da allora vissero per sempre felici con i genitori sotto la protezione del Sole e della Luna.

Gruppo di persone ricoverate

LE FANTASIE DI S.L. ...

LE FANTASIE DI S.L. ...

In un tempo lontano, viveva una amabile nonnina, che abitava in una casa da sola in mezzo ad un bosco, lontano dal paese.
Ella preparava dei buonissimi dolci con la speranza che i suoi nipotini la andassero a trovare.
Siccome era pericoloso, l’andare soli, si fecero accompagnare dalla Zia.
Nel mentre la nonna stava sfornando dei squisiti dolci, sentì bussare alla porta, apri,... e chi vide?... i suoi nipotini; li abbracciò affettuosamente stringendoli al cuore.
Tra questi bambini ve n’era uno in particolare che era specialissimo, poiché portatore di un handicap, ma era il più sensibile in quanto avrebbe voluto andar più spesso a trovar la nonna.
Purtroppo, essendo questo suo desiderio impraticabile, poiché verso l’imbrunire nel bosco c’erano dei lupi, suggerì ai suoi fratellini di chiedere alla mamma, di portare a casa a vivere con loro, la nonna.
La mamma acconsentì, e cosi la nonna poté preparare ogni giorno dei buonissimi dolci, che i nipotini apprezzarono, senza più nessun pericolo.
Cosi vissero felici e contenti in una famiglia riunita riempiendo, in questo modo, le giornate rendendole gioiose come fossero riempite dal calore di un bel sole.
Il gruppo MAT

Spaziare nell'universo


Spaziare nell'universo
Spazzare via la malinconia non è facile. Perchè a volte ci si mettono di fronte prove durissime? ...
Non ha nessun senso perdere tanto tempo per risolvere alcune situazioni che sono successe in un attimo! 
Manca qualche cosa... il resto che il destino mi deve dare perchè mi ha rubato un pezzo di gioventù; se non mi rende quello che mi deve me lo prendo....ma poi cosa faccio?
Da una decina d'anni e anche più, mi piace immaginare che lassù esista un grande prato fiorito, dove le stelle sono i fiori colorati: sono i nostri cari che ci stanno guardando; alcune stelle brillano di più, perchè sono diventate corpi celesti da meno tempo, altre perchè sono persone a noi più care; altre invece sembrano più piccine solo perchè ci indicano la direzione.
Comunque si presentino sanno brillare ognuna di luce propria in un immenso universo di soave tranquillità dove non esistono giudizi e pene inutili da sopportare.
Vivere è vita velata da respiro.


Free

Miele


Miele
Ho 54 anni, ho la leuco... “sclerosi multipla” da 31, mi è stata diagnosticata quando ne avevo 29 e avevo già un marito e due figlie una di nove anni e una di tre.
Per me era una malattia come le altre, non avevo capito cosa fosse.
Mio marito me lo lasciò credere, di questo lo ringrazio.
Ho vissuto undici anni tranquilla senza l’angoscia di dire “cosa mi succederà...”.
In tutto questo tempo ho visto il mio corpo cambiare in modo incredibile. Ho cominciato ad aver bisogno di un appoggio per camminare, inciampavo, trascinavo i piedi, in poco tempo sono passata dal bastone al deambulatore. Cominciai a capire, andai a vedere sul dizionario cosa volesse dire leucoencefalomielite: non so descrivere quello che ho provato.
A quarant’anni per uscire di casa mi serviva la carrozzina, facevo fatica a camminare, le gambe si stancavano molto facilmente. Mi è crollato il mondo addosso. Non volevo crederci. Non volevo uscire. Sono stata un anno e mezzo senza uscire di casa: non volevo vedere lo sguardo delle persone. Mi vergognavo.
Ma con l’aiuto di mio marito e delle mie figlie un po’ alla volta ho imparato ad uscire con questa compagna inseparabile.
Grazie a loro sono riuscita ad accettarmi così come sono.


Miele

Verità nascoste


Verità nascoste
Non so per quale motivo, alcune volte sento proprio il bisogno di scrivere quello che ho dentro; forse perché scrivere è un'ottima valvola di sfogo che mi permette di cacciare fuori le emozioni.
Non si è più ragazzini e penso che a distanza di anni sia anche ora di liberarsi da questa roccia che preme contro il mio cuore... ebbene sì, non ho mai voluto ammetterlo ma c'è... la sclerosi multipla... e ora come faccio dopo lo stravolgimento totale che ha avuto la mia vita in seguito ad un altro evento?
Come faccio ad approcciarmi ad un altro uomo sapendo quali sono le mie difficoltà?
Eh sì, perché mi sembra giusto che un compagno che pensavo fosse l'uomo della mia vita e a cui ho donato la mia di vita, non riesca a sopportare il trauma e accumuli problemi su problemi fino a quando ho trovato la forza e il coraggio di dire stop.
Ma ora mi trovo non più ragazzina ad avere il timore di trovare la stabilità; mi dicono: "ne trovi 1000 come lui" e io mi chiedo Dio perché non ti sei occupato di lui mentre io non c'ero e lasciavi perdere per un momento gli altri 999; non ti dico che avresti dovuto abbandonarli, ma solo per un momento.
Ho tante cose belle da ricordare assieme a lui, ma solo ricordi.
I sentimenti li ho chiusi nei cassetti, li porto sempre con me, ma ormai sono chiusi nei cassetti e come nella savana i leoni non tornano nei loro passi anch'io farò così: amando, soffrendo, rischiando, ma pure io farò così.
Eh sì, hai ragione camice bianco 'La vita e' fatta così'.
Free

mercoledì 6 giugno 2012

Un medico, un malato, un uomo, come la malattia che mi uccide mi ha insegnato a vivere


“… un corpo nudo, spogliato della sua esuberanza, mortificato nella sua esteriorità fa brillare maggiormente l’anima, ovvero il luogo in cui sono presenti le chiavi che possono aprire, in qualunque momento, la via per completare nel modo migliore il proprio percorso di vita…”

Questa frase è tratta da un libro a me molto caro, che racconta l’esperienza di un medico, giovane e affermato, che si ritrova a dover fare i conti con una malattia che non lascia scampo: la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica).
Questo uomo è  il Dott. Mario Melazzini, il Presidente Nazionale dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), noto a tanti per gli interventi in TV sul tema della dignità della persona malata e del fine vita.
Il libro è scritto a 4 mani (dottor M. Melazzini, M. Piazza): da una parte i pensieri dell’uomo con questa nuova “compagna”, dall’altra il racconto di chi l’ha conosciuto dopo la scelta di combattere e non lasciarsi andare.
Perché leggerlo?
I motivi possono essere molti e diversi, capire più da vicino cosa significa vivere con la SLA, leggere un racconto di vita, … per me uno su tutti: comprendere che c’è possibilità di vivere intensamente nonostante tutto.
Concludo con la risposta del Dott. Melazzini alla domanda 

“Che cosa Le ha tolto la SLA?”

“La sclerosi, a parte la motricità, non mi ha tolto nulla, anzi mi ha dato tantissimo. Ho pensato al suicidio assistito, ma poi mi sono detto: ùe Mela, a chi ti ama vuoi lasciare un gesto di egoismo? Così ho incominciato ad aiutare i 4.500 italiani affetti dalla sclerosi!
La morte? Intanto pensiamo a vivere!”



Melazzini Mario; Piazza Marco; Un medico, un malato, un uomo, come la malattia che mi uccide mi ha insegnato a vivere. Editore LINDAU (2007)

Recensione di Gioia Marcassa