
Questa frase è tratta da un libro a me molto caro, che racconta l’esperienza di un medico, giovane e affermato, che si ritrova a dover fare i conti con una malattia che non lascia scampo: la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica).
Questo uomo è il Dott. Mario Melazzini, il Presidente Nazionale dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), noto a tanti per gli interventi in TV sul tema della dignità della persona malata e del fine vita.
Il libro è scritto a 4 mani (dottor M. Melazzini, M. Piazza): da una parte i pensieri dell’uomo con questa nuova “compagna”, dall’altra il racconto di chi l’ha conosciuto dopo la scelta di combattere e non lasciarsi andare.
Perché leggerlo?
I motivi possono essere molti e diversi, capire più da vicino cosa significa vivere con la SLA, leggere un racconto di vita, … per me uno su tutti: comprendere che c’è possibilità di vivere intensamente nonostante tutto.
Concludo con la risposta del Dott. Melazzini alla domanda
“Che cosa Le ha tolto la SLA?”
“La sclerosi, a parte la motricità, non mi ha tolto nulla, anzi mi ha dato tantissimo. Ho pensato al suicidio assistito, ma poi mi sono detto: ùe Mela, a chi ti ama vuoi lasciare un gesto di egoismo? Così ho incominciato ad aiutare i 4.500 italiani affetti dalla sclerosi!
La morte? Intanto pensiamo a vivere!”
Melazzini Mario; Piazza Marco; Un medico, un malato, un uomo, come la malattia che mi uccide mi ha insegnato a vivere. Editore LINDAU (2007)
Recensione di Gioia Marcassa