mercoledì 6 giugno 2012

Un medico, un malato, un uomo, come la malattia che mi uccide mi ha insegnato a vivere


“… un corpo nudo, spogliato della sua esuberanza, mortificato nella sua esteriorità fa brillare maggiormente l’anima, ovvero il luogo in cui sono presenti le chiavi che possono aprire, in qualunque momento, la via per completare nel modo migliore il proprio percorso di vita…”

Questa frase è tratta da un libro a me molto caro, che racconta l’esperienza di un medico, giovane e affermato, che si ritrova a dover fare i conti con una malattia che non lascia scampo: la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica).
Questo uomo è  il Dott. Mario Melazzini, il Presidente Nazionale dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), noto a tanti per gli interventi in TV sul tema della dignità della persona malata e del fine vita.
Il libro è scritto a 4 mani (dottor M. Melazzini, M. Piazza): da una parte i pensieri dell’uomo con questa nuova “compagna”, dall’altra il racconto di chi l’ha conosciuto dopo la scelta di combattere e non lasciarsi andare.
Perché leggerlo?
I motivi possono essere molti e diversi, capire più da vicino cosa significa vivere con la SLA, leggere un racconto di vita, … per me uno su tutti: comprendere che c’è possibilità di vivere intensamente nonostante tutto.
Concludo con la risposta del Dott. Melazzini alla domanda 

“Che cosa Le ha tolto la SLA?”

“La sclerosi, a parte la motricità, non mi ha tolto nulla, anzi mi ha dato tantissimo. Ho pensato al suicidio assistito, ma poi mi sono detto: ùe Mela, a chi ti ama vuoi lasciare un gesto di egoismo? Così ho incominciato ad aiutare i 4.500 italiani affetti dalla sclerosi!
La morte? Intanto pensiamo a vivere!”



Melazzini Mario; Piazza Marco; Un medico, un malato, un uomo, come la malattia che mi uccide mi ha insegnato a vivere. Editore LINDAU (2007)

Recensione di Gioia Marcassa