martedì 1 giugno 2010

È tempo di raccontare…


È difficile talvolta descrivere il rapporto che si crea con i pazienti, durante lo svolgimento del lavoro, perché si ha paura di svelare le proprie emozioni. Il paziente del quale vorrei raccontare è un uomo, affetto da una malattia degenerativa, il nostro incontro è stato casuale ma speciale fin dal primo momento, quando è giunto nel reparto dove lavoro.

In particolare vorrei raccontare un episodio molto difficile da affrontare per me. Tutto è accaduto improvvisamente in una calda giornata di luglio, al mio arrivo in reparto al mattino presto, mi hanno informato che lui stava male, era giunto il momento anche per lui della scelta. Non respira bene, non apre gli occhi , io so che ha tanta paura, lo guardo, mi avvicino a lui, poggio la mia mano sul suo petto per tranquillizzarlo e lui apre gli occhi, i suoi grandi occhi, mi guarda e io lo rassicuro dicendo “sono qua, non preoccuparti, presto ritornerai da noi”, mentre va via, trasferito in altro ospedale per eseguire un intervento che gli consentirà di respirare meglio ma in modo meccanico, io scoppio a piangere e in quel momento mi sembra di non essere professionale, ma di essere una persona con dei sentimenti “visibili”, capisco“per me lui è speciale”.

Mentre sono qui e scrivo le sensazioni di quel giorno, dal mio viso scendono lacrime, è un rapporto speciale, è bello essere speciale per qualcuno, non trovo le parole giuste per definire meglio cosa provo dentro di me.

Vorrei terminare con una riflessione: è strano che tutto questo capiti a me, io che ritengo di avere sempre tutto sotto controllo, che sempre pensato che la mia integrità e professionalità vada oltre il sentimento. Questa volta no, non è  stato così, la vita è imprevedibile, è proprio vero che mettere a nudo i sentimenti fanno di te un essere umano, sempre, comunque e ovunque.

A lui voglio dire: ho lavorato per te con immenso piacere.


Alocenfia

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