martedì 1 giugno 2010

Ippoterapia


Al San Camillo del Lido di Venezia c’è un capannone, dove viene praticata l’ippoterapia. Ci sono tre cavalli, si chiamano Ciuffetta, Luna e Bianca. Luna è la figlia di Ciuffetta, lei non viene cavalcata dai pazienti, al contrario delle altre due. Io ho cavalcato con tutte due ma quella con cui mi trovo meglio è Ciuffetta. È una cavalla color marrone con una bella coda e una criniera folta color beige. Bianca è un po’ più alta e magra di colore bianco. Luna è una bella cavalla dello stesso colore della madre con la criniera scura.




La prima esperienza d’ippoterapia fu emozionante! Non avrei mai pensato che un giorno sarei andata ancora a cavallo.
Quel giorno mi ricordai di quando ero bambina e i miei genitori mi portarono al lunapark: c’èra un recinto con dentro un cavallo e i bambini potevano montarlo come fosse una giostra. Mi misero sull’animale e… non vi dico che sensazione! Andava al trotto, e op, e op, mi faceva saltare, mi sembrava di volare e avevo paura di cadere.




Quando ho visto Ciuffetta e dovevo cavalcarla ero nel dubbio e pensavo: “chissà se anche questa mi farà saltare…”. Invece, dopo i primi passi dell’animale iniziai subito a prendere confidenza e sicurezza. Che bello! Mi immaginavo di essere un’ amazzone!




Oltre agli esercizi d’ippoterapia, i terapisti mi hanno insegnato a guidare il cavallo e a non avere timore. Al termine dei cicli d’ippoterapia mi sentivo migliore: più sicura e avevo giovamento nell’equilibrio. Ricordo che la prima volta che ho cavalcato ho portato una mela per ricompensa al cavallo, ma avevo paura di essere morsa con quei dentoni e non mi fidavo a dargliela. Il fisioterapista mi rassicurò e mi disse: “Non ti devi preoccupare, non ti morde!” Con mia meraviglia, il cavallo prese la mela con le labbra senza quasi toccarmi le mani. La sensazione che provai era nuova, mi dava tranquillità e desiderio di conoscere meglio quell’animale meraviglioso.




Ogni anno, quando ritornavo al San Camillo per fare riabilitazione, la mia grande gioia era fare ippoterapia.
Purtroppo sono più di quattro anni che non la faccio più, non so se dipende dal fatto che la malattia è peggiorata tanto che ora cammino a stento. Ad ogni ricovero vedo le mie compagne di stanza che vanno a fare ippoterapia e io provo un po’ di invidia e di nostalgia. Tuttavia quando disegno i cavalli, sogno ad occhi aperti di cavalcare e di essere un’ amazzone.


Naighi

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